Sorta nel 1918 ad opera di Armida Barelli, la Gioventù Femminile si proponeva di portare il messaggio del Vangelo a tutte le giovani nei vari campi in cui si trovavano, rivolgendosi a loro con un’originale capacità di proposta e di coinvolgimento, riassunto con il motto “Eucarestia, apostolato, eroismo”.
Inizialmente all’interno della GF c’erano le giovani fino a 16 anni chiamate “Aspiranti” e quelle con più di 16 anni chiamate “Effettive”. Nel 1923 vennero create le Beniamine, sezione formata dalle sorelle più piccole delle Aspiranti; in questo modo si volevano creare le basi dell’Azione Cattolica fin dalla tenera età. Nel 1933 nacquero le “Piccolissime” (bambine da 4 a 6 anni), nel 1937 gli “Angioletti” (da 0 a 4 anni) e poi nel 1945 le “Giovanissime” (dai 14 ai 16 anni).
La Gioventù femminile si fondava sulla devozione e sulla conoscenza della dottrina del Sacro Cuore e, ovviamente, della Madonna.
La G.F. aveva un suo distintivo, il suo inno e, periodicamente, organizzava convegni (nazionali e regionali) e pellegrinaggi.
Ogni sezione aveva la propria rivista, organizzava incontri e convegni, realizzava pubblicazioni e molto altro. Il tutto a partire dal forte legame di tutte le giovani con la loro parrocchia. Inoltre era fondamentale la formazione delle socie e delle dirigenti e, anche per questo motivo venivano organizzati incontri specifici e le scuole di propaganda.
Annualmente c’erano le gare di catechismo che aiutavano le giovani all’alfabetizzazione femminile, attraverso lo studio del catechismo ma anche dei documenti ecclesiali. Non dobbiamo però pensare che la G.F. fosse preoccupata solo della formazione “soprannaturale”, perché era fondamentale orientare le giovani a comprendere quale potesse essere il loro domani e il loro stato futuro: spose e mamme oppure spose di Cristo.
A livello diocesano, il Consiglio superiore della GF era formato dal Reverendo Assistente, dalla Presidente, dalla Cassiera e da quattro Consigliere (per le Studentesse, le Impiegate, le Operaie e una sezione mista formata da donne laureate e indipendenti e ragazze che, senza alcun impegno professionale, potevano dedicarsi completamente all’apostolato).