Ultima a nascere all’interno dell’Azione Cattolica Italiana, l’Unione degli Uomini di Azione Cattolica sorse a livello nazionale nel 1922.
Potevano appartenervi tutti gli uomini di buona condotta morale, ammogliati ed i celibi dopo il compimento del 30° anno d’età. A ciascuno veniva data una tessera ed un distintivo. Il socio doveva osservare i principi della Federazione e decadeva dalla titolarità in caso di condotta ad essi contraria.
Gli scopi fondamentali dell’Unione uomini, oltre al perfezionamento religioso e morale dei soci, erano l’educazione sociale e civile secondo gli insegnamenti della Chiesa, la difesa della libertà religiosa in tutte le sue manifestazioni, la diffusione e l’attuazione dei principi cristiani nella società civile, la collaborazione a tutte le opere ed iniziative dirette all’incremento della fede, l’attivo sostegno al clero nella sua pastorale.
L’attività era concentrata sulle categorie professionali, sulla morale pubblica e la diffusione della stampa cattolica, che avveniva, ad esempio, attraverso la Giornata del quotidiano.
Per gli uomini l’attività editoriale associativa era limitata e comprendeva la rivista “Noi uomini”, “Sussidi” e “Prospettive”.
Gli uomini dividevano il loro impegno, “per una maggior efficienza”, tra le associazioni cittadine e quelle rurali.
A livello diocesano c’era un consiglio di nomina arcivescovile ed in carica per due anni col compito di proporre e coordinare a livello centrale l’attività complessiva della stessa Unione e di tutte le associazioni parrocchiali. Il presidente diocesano sedeva di diritto tra i membri della Giunta diocesana e a lui competeva l’effettuazione di visite periodiche alle associazioni parrocchiali.