Ernesto Galupin nacque a Vermegliano (frazione di Ronchi dei Legionari) (GO) da Caterina Saranz e Giovanni Galupin (che faceva il muratore) il 15 aprile 1884 e fu battezzato nella chiesa di San Lorenzo a Ronchi il 3 maggio 1884.
Dopo le elementari, nel 1894 entrò al convitto del "S. Luigi" a Gorizia e poi nel 1899 nel Seminario minore.
Frequentò quindi gli studi teologici nel Seminario Teologico centrale dal 1903 al 1907 e fu ordinato nella chiesa dell'Esaltazione della Croce (nell'edificio dell'episcopio) il 21 aprile 1907 dall'Arcivescovo mons. Francesco Borgia Sedej.
Venne subito inviato come cooperatore a S. Lorenzo di Fiumicello (UD) e poi nel 1909 a Grado (GO) per quasi quattro anni, prima come amministratore provvisorio e poi amministratore e svolse anche per un anno il mandato di catechista.
Nell'ottobre 1913 divenne curato di Bruma a Gradisca e vi rimase fino alla fine di maggio 1919. In questo periodo fu quattro anni a Firenze per seguire la popolazione in fuga e nel capoluogo toscano i gradiscani formarono una colonia numerosa. Qui collaborò con i sacerdoti locali svolgendo il suo ministero nella chiesa di S. Croce e istituì persino un coro di fanciulle.
Nel giugno 1919 fu trasferito alla parrocchia di Romans d'Isonzo (GO) e ne divenne parroco un anno più tardi. Guidò questa comunità per ben 36 anni.
Fisicamente alto e asciutto, dal volto allungato sotto i capelli a spazzola, rappresentava il tipo di sacerdote che veniva formato a quei tempi nel seminario di Gorizia, secondo la tipica tradizione austriaca, determinata dalla serietà professionale e dalla responsabilità ecclesiastica.
A Romans don Ernesto svolse la sua missione sacerdotale in tempi molto difficili, pensando solamente ad aiutare il prossimo fino a privare se stesso e la sua famiglia del minimo indispensabile per sopravvivere.
Negli anni del suo mandato pastorale a Romans fu un riferimento molto importante per la gioventù del tempo. Sotto la sua guida sorsero i due circoli giovanili di Romans: quello maschile (nell'ottobre 1922) dal motto "per aspera ad astra", intitolato a S. Martino e quello femminile (nel gennaio 1924) la cui patrona era S. Agnese. Da questi due circoli nascerà il primo gruppo di Azione Cattolica.
Don Ernesto fu una persona molto esigente con se stesso e con i suoi collaboratori, molto intelligente, sapeva muoversi dentro la già allora complessa realtà di Romans, garantendo la sua assidua presenza e seguendo con attenzione tutte le vicende locali.
Di grandi capacità amministrative, coltivò l'orgoglio che Romans fosse in prima linea come presenza, strutture ed iniziative, che lui promosse per stare vicino alla comunità, come ad esempio i pellegrinaggi.
Nelle persone che l'hanno conosciuto, rimase il ricordo del suo slancio caritativo: don Ernesto non esitava a dare quello che poteva e, talvolta, anche oltre, vivendo uno stile di vita sobrio, anzi privandosi spesso del necessario per vivere.
Sul "Lunari pal 2003", Edo Calligaris nel presentare la sua figura scrisse in friulano: «Un omp nassût pûr e muart cui vistît lint par ve dât un alc a ducj chei ch'o jerin plui pûrs di lui» (cioè "fu un uomo nato povero e morto col vestito liso per aver dato qualcosa a tutti quelli che erano più poveri di lui"). E continua: basti pensare che quando i coloni che lavoravano la terra della Chiesa, si presentavano in canonica per dargli la parte che gli spettava, lui domandava sempre com'era andata la stagione, e se qualcuno aveva raccolto poco a causa della siccità o della tempesta, lo mandava via dicendogli: «Tu mi darai il prossimo anno se la stagione sarà più buona».
Nel 1935 venne nominato Cameriere segreto di Sua Santità (il primo Extra Urbem) su proposta di Mons. Margotti.
Nel giugno 1955 si ritirò in quiescenza, rimanendo a vivere a Romans e qui si spense qualche mese più tardi il 19 settembre 1955.
La comunità romanese si radunò per dargli l'estremo saluto e per accompagnarlo verso il cimitero del paese, dove tuttora riposa.
Sul luogo dove mons. Ernesto aveva costruito i locali per la gioventù dei circoli cattolici, con tanto di sala teatrale e di campo ricreativo, è stato edificato il nuovo centro parrocchiale su iniziativa dell’allora parroco mons. Adelchi Cabass e il 13 novembre 1983 è stato inaugurato intitolandolo al vecchio parroco, alla presenza dell’Arcivescovo mons. Bommarco e del sindaco Eddi Petruz.